martedì 8 febbraio 2011

Da dove vengono e dove abitano gli immigrati in Italia oggi?




Riprendiamo, con l’ausilio delle oramai famose carte geo-politiche della Rivista Limes, coordinata e diretta da Lucio Caracciolo , un inchiesta sull’Italia oggi e sul ruolo ed influenza dell’immigrazione sul nostro destino futuro ( carte di Laura Canali)

La carta illustra i principali flussi migratori verso l’Italia. Divise per nazioni e continenti, le cifre (in migliaia di persone) dimostrano che la maggior parte degli immigrati presenti nel nostro Paese, provengono dall’Europa dell’Est e dal Maghreb. Nella mappa possiamo inoltre osservare come esistano vere e proprie “nazioni-base” per il transito organizzato di persone, come ad esempio Libia, Turchia ed i Paesi dell’ex-Yugoslavia.

Oggi vivono da noi circa 4 milioni di stranieri, di cui almeno mezzo milione clandestini. Su quasi 60 milioni di abitanti, si tratta del 6,7% della popolazione. Siamo in proporzione il paese al mondo che attrae più migranti. Un flusso vorticoso, ingestibile dallo Stato, orientato dalle singole comunità etniche e dai loro capi, intermediari fra paese d’origine e Belpaese d’accoglienza o di transito. Abbiamo in casa un mondo variopinto: i sei principali ceppi d’immigrati – composti largamente da giovani, dei quali uno su dieci nato in Italia – provengono da Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina e Filippine. Tendono a concentrarsi al Centro-Nord, soprattutto in Lombardia, Piemonte, Veneto e Lazio. Tutti gli indicatori confermano che stante il bassissimo tasso di fecondità delle donne italiane (metà rispetto a quello delle immigrate), il nostro primato mondiale quanto a ultrasessantenni e al rapporto fra anziani inattivi e forze di lavoro, le assai selettive vocazioni lavorative degli italiani di nascita e le necessità di industria, agricoltura e servizi, il nostro futuro dipende dall’integrazione degli immigrati. In specie delle seconde generazioni – o prime e mezzo, grazie ai ricongiungimenti. Gli italiani del XXI secolo saranno sempre meno bianchi e cristiani o non saranno.




La carta illustra, attraverso una serie di grafici per ogni regione italiana, l’entità numerica di cittadini stranieri e immigrati residenti. Si può notare come le regioni che ospitano il maggior numero di persone immigrate sono la Lombardia ed il Piemonte, seguite dal Veneto. Una conseguenza naturale, come è possibile osservare sulla mappa, è che il Nord è l’area dove maggiore è l’impatto dell’immigrazione. Grazie ai grafici, possiamo intuire facilmente che, fra le varie etnie e popolazioni immigrate, quella romena è la più numerosa con una particolare concentrazione nel Lazio ed in Piemonte. Al secondo posto, in termini di entità numerica, troviamo i marocchini, residenti soprattutto al Nord, in particolare in Emilia Romagna. Seguono gli albanesi (in Puglia, Lombardia e nelle regioni centrali) ed infine i cinesi, sparsi in maniera abbastanza omogenea su tutto il territorio italiano.








La carta illustra l’attrazione italiana verso il Sud, in particolare l’area del Maghreb. Nel bene e nel male, l’Italia è sempre più geopoliticamente legata all’area meridionale del Mar Mediterraneo. Con tutto quello che ciò può comportare in termini di rischi e opportunità. Dal Nordafrica partono i principali flussi di clandestini e di organizzazioni criminali. Flussi che non seguono soltanto la direttrice nord-sud ma anche est-ovest, ovvero dal Grande Medio Oriente e dalla Russia. La mappa ci illustra anche i principali centri nella rete dell’immigrazione illegale, tra cui Tripoli, Mosca, Bucarest e Belgrado. Libia e Algeria però possono rappresentare anche una fonte di ricchezza per l’Italia, dato che nell’area sahariana sono presenti giacimenti di gas e petrolio. Se l’at trazione verso sud si fa sempre più forte, è anche vero che l’Italia sta perdendo influenza e peso all’interno del concerto europeo, in particolare nell’UE, con la Svizzera che quasi simbolicamente rappresenta una barriera verso il Nord.
Per quanto riguarda i rapporti transatlantici, con la nuova amministrazione americana i rapporti non sono più idilliaci come una volta, caratterizzati da una velata freddezza. Quet’ultimo un elemento assente nei rapporti con Mosca che con il temposi sono fatti sempre più forti.

Sul fronte esterno, l’origine mediterranea dei flussi principali (Balcani e Maghreb in testa) può contribuire a riconnetterci al nostro “estero vicino”. Il Mediterraneo sarà l’area privilegiata del nuovo sviluppo italiano, quando mai riprenderemo a correre. Qui si gioca la nostra capacità di riproiettarci nel mondo, di svolgere una funzione geopolitica riconosciuta dalle maggiori potenze e anzitutto dai partner europei. Dovremmo guardare al mare che ci bagna con speranza e progetto, invece che con sospetto, se non terrore. Il destino d’Italia non dipende da Lampedusa, da cui entra peraltro una frazione dei clandestini. Discende da una proiezione geopolitica, economica e culturale che possa avvicinare l’ideale di un nuovo circuito mediterraneo, di cui l’Italia si troverebbe al centro ma per cui ancora non è né strutturalmente né psicologicamente attrezzata.

La carta illustra la diffusione e le principali direttrici di penetrazione delle maggiori organizzazioni criminali in Italia. Oltre a Cosa Nostra, Camorra, ‘Ndrangheta e Sacra Corona Unita, possiamo osservare la presenza da qualche decennio ormai della mafia russa, di quella albansese, di quella cinese e nigeriana. Mentre il Sud appare come il regno incontrastato delle mafie autoctone, che tendono a diffondersii verso Nord, quelle “straniere” vedono un importante radicamento soprattutto in Italia settentrionale e nel Lazio.

Trascurando gli immigrati e le loro principali aree di origine – il vicino Sud e l’Est – saremmo esposti alle peggiori minacce. Subire anziché organizzare la trazione della Penisola verso le sponde meridionali e orientali accentuerebbe la lottizzazione dei nostri territori a favore di entità criminali, tollerate quando non supportate da alcuni Stati di origine perché le rimesse della diaspora, non importa come accumulate, ne sostengono le economie. Si produrrebbe così l’ulteriore frammentazione del paese. Alle regioni meridionali già cedute alle mafie si sommerebbero i ghetti del Centro-Nord, incistati nelle nostre città, a completare la decostruzione dell’Italia. I gruppi criminali immigrati optano infatti per le aree dove non si esercita la sovranità effettiva della ‘ndrangheta, della camorra o di Cosa Nostra, ma quella meno cogente della repubblica. Nella più cupa delle ‘Italie’ possibili il Sud e parte del Centro-Nord sarebbe oppresso dalle società criminali nostrane, il resto solcato dalle omologhe confraternite balcaniche o nigeriane, russofone o maghrebine (carta a colori 4). Un buco nero destinato a germinare ideologie razzistiche, con relativa proliferazione di scontri fra “italiani” e diaspore armate a proteggere i rispettivi ghetti.

Lucio Caracciolo
Limes 04/03/09

Preso da:

La carta illustra la diffusione e le principali direttrici di penetrazione delle maggiori organizzazioni criminali in Italia. Oltre a Cosa Nostra, Camorra, ‘Ndrangheta e Sacra Corona Unita, possiamo osservare la presenza da qualche decennio ormai della mafia russa, di quella albansese, di quella cinese e nigeriana. Mentre il Sud appare come il regno incontrastato delle mafie autoctone, che tendono a diffondersii verso Nord, quelle “straniere” vedono un importante radicamento soprattutto in Italia settentrionale e nel Lazio.

Trascurando gli immigrati e le loro principali aree di origine – il vicino Sud e l’Est – saremmo esposti alle peggiori minacce. Subire anziché organizzare la trazione della Penisola verso le sponde meridionali e orientali accentuerebbe la lottizzazione dei nostri territori a favore di entità criminali, tollerate quando non supportate da alcuni Stati di origine perché le rimesse della diaspora, non importa come accumulate, ne sostengono le economie. Si produrrebbe così l’ulteriore frammentazione del paese. Alle regioni meridionali già cedute alle mafie si sommerebbero i ghetti del Centro-Nord, incistati nelle nostre città, a completare la decostruzione dell’Italia. I gruppi criminali immigrati optano infatti per le aree dove non si esercita la sovranità effettiva della ‘ndrangheta, della camorra o di Cosa Nostra, ma quella meno cogente della repubblica. Nella più cupa delle ‘Italie’ possibili il Sud e parte del Centro-Nord sarebbe oppresso dalle società criminali nostrane, il resto solcato dalle omologhe confraternite balcaniche o nigeriane, russofone o maghrebine (carta a colori 4). Un buco nero destinato a germinare ideologie razzistiche, con relativa proliferazione di scontri fra “italiani” e diaspore armate a proteggere i rispettivi ghetti.

Lucio Caracciolo
Limes 04/03/09

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